Alla metamorfosi della materia che è eterna
e non cambia che di forma.
Recensione di Antonino De Bono – Direttore della rivista ARTE PIU’ ARTE
Franco Natalini è un sottile indagatore della personalità umana, analizzata, sezionata, scandagliata, messa a nudo con travolgente entusiasmo pittorico. Ama sollevare i recessi inesplorati della psiche, verificare le zone grigie dell’encefalo, là ove avvengono gli impulsi dinamici articolati del linguaggio e della memoria, scardinare le meningi per verificare il grado di fusione dell’acido ribonucleico delle mentalità alterate dal logorio della vita quotidiana.
Il realismo fantastico dell’artista si articola dunque entro i meandri estensionali dell’inconscio, verificati da una attenta introspezione analitica che solleva i veli emozionali ,scarnifica la cute interiore lesa da incrostazioni ataviche, incide le cellule sane del raziocinio per mostrare l’ascesi del genio e mostra le dicotomie parassitarie degli organi malati.
Gli uomini ambivalenti vengono assediati nelle “fortezze“ della loro personalità per essere giudicati, tradotti in schemi espressivi, ridotti al comune denominatore biologico di ogni individuo ricondotto alle fonti del suo equilibrio interiore in seno all’alveo materno.
Spesso l’artista identifica l’uomo di cultura, che lascia in retaggio ai posteri il suo bagaglio intellettuale, all’anima del paesaggio, come gli aborigeni d’Africa o d’America s’identificano nell’anima della foresta o dell’animale totemico. Allora la massa fluttuante dei pensieri, delle azioni, delle idee scritte ed insegnate vaga nell’atmosfera, assume forma umana, diventa un multiplo dell’immagine del signore della terra come un’onda immateriale di “presenze“ che incombono sulla società per guidarla, teorizzarla, avviarla al progresso e, talvolta, distruggerla.
Questo neo umanesimo estetico pregnante di cromie in sospensione escogitato dall’impegno abile ed originale di Franco Natalini, si esplica in un ricorso continuo al simbolo per attivare il contenuto della psiche che fuoriesce come un’esplosione di cellule proiettate nel cosmo arido della società odierna.
I meandri unitari dei fattori psichici, così come sono stati studiati da Carl.G.Jung, con riferimento alla globalità onirica, assumono una particolare interpretazione he lo scienziato svizzero definì come “processo di individuazione“. Ma l’artista osa andare al di là del sogno, del pensiero ed anche delle azioni terrene a lui dettate dalla coscienza, per interpretare il significato simbolico di tutti i recessi delle sfere interiori, studiando l’intera totalità dei fenomeni che vengono focalizzati per immagini.
Non vi sono quindi soltanto gli “shocks“ ed i traumi, i rifusi emozionale e le tortuosità ed i foschi corridoi dell’anima, ma prendono consistenza anche le ambiguità nei caratteri e nelle espressioni fisionomiche che acquistano un aspetto positivo o negativo del disagio etico coinvolgente il personaggio il quale cambia le diverse istanze individuali come una maschera che via via muta aspetto col variare della tensione del soggetto o del dramma interiore.
Una mimesi “stupenda” del processo di individuazione che viene rapportata ad una felice sintesi spirituale quando l’inconscio i accorda col conscio per trovare una pace interiore.
Ciò che ha eternato Franco Natalini dipingendo gli abissi delle segrete sfere interne dell’anima per auspicare una società migliore.