Alla metamorfosi della materia che è eterna
e non cambia che di forma.
Recensione di Andreina Daolio
La pittura di Franco Natalini
E’ un tema unico quello che ispira le tele di Franco Natalini, esplicitamente annunciato anche dalle numerose massime filosofiche esposte, quello della “metamorfosi della materia”. Sono quindi tele apparentemente astratte, in realta’ intimamente legate alla nostra realta’ piu’ vera e profonda: la nostragenesi e continua trasformazione, il nostro ciclo vitale in continua evoluzione. La ricerca di questo nuovo inizio passa attraverso la domanda di un nuovo rapporto dell’esteriore e del’interiore. In questo sostare interno al nodo del loro rapporto, la ricerca frequenta inevitalmente la sequenza di quattro figure esenziali: origine, senso, eros, morte. L’allusione all’inizio, inteso come principio elementare,si articola figurativamente: la matrice geometrale, il caos primordiale, la performance sentimentale (logo, chaos, pathos). Che ci sia qualche cosa in comune nella ricerca delle leggi (nomus), del loro rapporto con l’origine fondamentale? Da questa ricerca era gia’ nata la filosofia greca antichissima, che non sopportava piu’ il “naturalismo“ e “ l’umanesimo“ della rappresentanza del mondo divino (come raddoppio del mondo umano così com’è). Ed ecco apparire, in forme sempre variate nel colore e nella disposizione corpi astrali, molecole striscianti, strutture circolari sempre in movimento, incastri delle stelle unite da filmati che sembrano argentei, fino alle tele piu’ recenti monocrome (bellissime quelle a tinte rosate o quelle verdi) dove si vedono figure formate da un intreccio di fili che si contrappongono e si amalgamano alla tinta prevalente. Un’altra tela suggestiva, dai toni degradanti del blu, suggerisce immediatamente il cielo stellato e l’universo tutto. E’ una ricerca difficile, ma costante nel tempo, che Franco Natalini fa in modo del tutto originale rispetto alle correnti contemporanee, in certi suoi lavori sembrache riemerga Kandiskj, con le sue teorie dei colori caldi o freddi e le sue tele dai temi fantastici; specie quelli che fece nel suo periodo alla bauhaus. Il fine ultimo, che mi pare di capire alla base del lavoro di Franco Natalini, è il cercare un rapporto più disteso “naturale“ fra il suo io infinitesimale, tutto cio’ che ci circonda e il nostro destino di spettatori, enermi di fronte all’inevitabile trasformazione delle cose. E credo che il suo obbiettivo sia esteticamente riuscito.